Anime creative. Da Prometeo a Steve Jobs by Paolo Perulli

Anime creative. Da Prometeo a Steve Jobs by Paolo Perulli

autore:Paolo Perulli [Perulli, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Creatività
editore: Il Mulino
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


L’incontro tra Proust e Joyce

L’Ulisse di Joyce esce nel 1922, l’anno della morte di Proust. Vi è una coincidenza e quasi un passaggio di testimone tra i due massimi scrittori del secolo. Il loro unico incontro a Parigi, una serata in cui non si scambiarono che qualche parola, è rimasto celebre e anch’esso significa una incomunicabilità. C’erano Stravinskij, Picasso, Proust e Joyce quella sera del maggio 1922 al Ritz: i due non si intesero, non ci fu nessuno scambio o reciproco riconoscimento, e Joyce più tardi se ne dispiacque.

Certamente si compie qui un passaggio d’epoca, e un passaggio della forma romanzo. Dopo l’Ulisse ogni romanzo cesserà di essere come prima: il flusso di coscienza del protagonista Leopold Bloom, la scrittura fluviale, la struttura musicale del testo (Joyce era anche musicista) in alcune parti del romanzo esplicita (Le sirene, Itaca) la forma teatrale di altre parti (Il bordello), la scrittura sperimentale senza fine, il continuo sviluppo del testo complessivo nelle successive varianti: tutto inciderà a fondo sulla forma romanzo fino a noi, e ancora dopo di noi. Joyce pensava che in certe parti il suo romanzo sarebbe stato un rompicapo per i critici anche un secolo dopo, e così è stato. L’influenza è stata enorme e controversa: dalla poesia di T.S. Eliot (la Terra devastata fa in poesia quello che Joyce ha fatto in prosa, osservò Ezra Pound) al teatro di Samuel Beckett, alla pittura (Henri Matisse illustrerà un’edizione americana dell’Ulisse su richiesta dell’editore George Macy, ma confesserà di non aver letto il libro), al cinema (Joyce stesso aprì una sala cinematografica a Dublino nel 1909, e il suo romanzo è pieno di tecniche cinematografiche) ai numerosi film ispirati a Joyce tra cui The Dead, l’ultimo bellissimo film di John Huston tratto dai Dubliners di Joyce, al disegno di Steinberg (che vide in Joyce un grande maestro), alla musica da Luciano Berio ai Jefferson Airplane al gruppo punk rock Minutemen… I debiti all’indietro, sono altrettanto grandi: accanto a Omero, Dante e Goethe…

Il romanzo di Joyce è stato messo all’indice per oscenità, come del resto lo furono I fiori del male di Baudelaire. Non sono mancati i critici: Virginia Woolf ha definito il romanzo di Joyce «plebeo», e Harold Bloom lo ha giudicato «barocco». E certamente entrambe le critiche colgono aspetti del romanzo contemporaneo, che segna il passaggio dall’epoca democratica all’epoca caotica. E introduce l’ordinario, il quotidiano nella creazione artistica. Il celebre finale dell’Ulisse, il lungo monologo di Molly, ha cambiato per sempre la percezione del lettore. Come ha scritto un traduttore dell’Ulisse come Gianni Celati, «dunque il lettore deve abituarsi a saltare da una frase all’altra, ma sentendo nell’orecchio una voce che scorre senza arresto e senza pause, soltanto con modulazioni, cioè con variabili aleatorie, come potrebbe essere un brano di free jazz».

Joyce stesso ha definito il suo libro una specie di enciclopedia, in cui il mito di Ulisse viene ricondotto al nostro tempo, e ogni avventura (ogni ora, ogni organo, ogni arte connessi tra loro in una unità) crea la propria tecnica.



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